I Giovani Socialisti (GISO) ci riprovano: dopo l’Iniziativa 99% nel 2019 e l’iniziativa sull’imposta di successione nel 2015, ecco che ritornano all’attacco. D’intesa con il loro partito madre, la GISO ha presentato una nuova iniziativa per indebolire il nostro Paese, dove a farne le spese saranno proprio le storiche imprese di famiglia. Presentata ad inizio anno, l’iniziativa popolare “Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo” (anche nota con il titolo fuorviante di “Iniziativa per il futuro”) rappresenta un ennesimo tentativo di destabilizzare il nostro tessuto economico, fondato su imprese familiari solide ed innovative.
L’iniziativa chiede che i patrimoni più elevati, ovvero quelli superiori ai 50 milioni di franchi, siano tassati pesantemente al momento della successione. Il 50% dei proventi di questa tassa dovrebbe essere suddiviso tra Confederazione e Cantoni, con l’obbligo di utilizzare questi fondi esclusivamente per finanziare progetti climatici e di transizione energetica.
La proposta è pericolosa perché dietro un titolo fuorviante nasconde misure espropriative che rischiano di compromettere gravemente l’equilibrio economico e fiscale del nostro paese. In primo luogo, l’introduzione di una tassa così gravosa disincentiverebbe la permanenza in Svizzera dei patrimoni facoltosi (che sono già più facilitati a spostarsi), riducendo di conseguenza le entrate fiscali complessive, gli impieghi e danneggiando l’attrattiva della Svizzera come sede per imprenditori e investitori.
Inoltre, la mancanza di eccezioni per le aziende aggrava ulteriormente la situazione e le imprese familiari, pilastro dell’economia svizzera, sarebbero tra le più colpite. Visto che ad essere tassato sarebbe il ‘patrimonio’ ereditato (già tassato annualmente), e non la liquidità sui conti bancari, la tassa sulle successioni costringerebbe le imprese a vendere parte o la totalità delle loro attività per pagare l’imposta. Uno vero paradosso per le aziende di famiglia che tendono a reinvestire nell’azienda (invece che monetizzare) per resistere nei periodi difficili (invece di chiudere) al fine di facilitare una successione più solida alla prossima generazione. Tutti sforzi che diventerebbero vani, se a partire da una certa soglia non ci si può più permettere di dare continuità all’azienda di famiglia.
Negativa anche per le piccole aziende familiari
Contrariamente a quanto si vuole far credere, l’iniziativa non colpirebbe solo una piccola cerchia di “facoltosi”, ma molti altri attori. L’iniziativa costringerebbe famiglie a vendere le imprese a grandi gruppi o fondi d’investimento, con il rischio di perdere la loro naturale attenzione al territorio nel processo decisionale aziendale. Di conseguenza, tutto il territorio ne soffrirebbe, inclusi partner locali, collaboratori e enti locali. L’iniziativa GISO quindi si spinge oltre l’attacco fiscale e rappresenta un tentativo di ridisegnare il modello economico svizzero, rianimando la lotta di classe. La nostra nazione ha costruito il suo successo su un sistema fiscale competitivo e una governance che favorisce l’innovazione e l’imprenditorialità. La volontà di tassare il passaggio generazionale delle imprese in forma “confiscatoria” mette in pericolo questa formula vincente, rendendo la Svizzera meno attrattiva a livello globale. Il rischio è quello di veder fuggire capitali e talenti.
Anche il Consiglio federale ha già chiaramente espresso la sua opposizione a questa iniziativa, affermando che l’iniziativa non è uno strumento adeguato a raggiungere gli obiettivi climatici del paese. Inoltre, l’introduzione di un’imposta sulle successioni per finanziare esclusivamente la politica climatica creerebbe falsi incentivi, portando a un uso inefficiente delle risorse.
Un’idea pericolosa anche in prospettiva
L’iniziativa “Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo” è un pericolo concreto per le imprese familiari e per l’economia svizzera nel suo complesso. L’approccio espropriativo di questa iniziativa colpisce imprenditori e famiglie che pagano qui le imposte (e non poche) da generazioni e rischia di essere un primo passo pericoloso anche in prospettiva: se dovesse passare il concetto di questa tassa, sarebbe lecito attendersi che in futuro si proporrà un abbassamento della soglia, per tassare anche patrimoni più bassi.
Insomma, l’”iniziativa per il futuro” è una pericolosa nuova tassa che potrebbe colpire tutti. Sebbene dica di voler colpire solo una minoranza della popolazione, in realtà avrebbe un impatto negativo a catena anche sulle imprese più piccole, sull’indotto e sul territorio più in generale. Una “svendita” di aziende familiari svizzere verso grosse società e fondi d’investimento esteri, renderebbe forse felici gli iniziativisi nel corto termine, ma lascerebbe un deserto socio-economico nel medio e lungo termine, facendo sparire proprio quegli imprenditori e imprese familiari di medie dimensioni che garantiscono una continuità e stabilità per il territorio.
Facciamo attenzione quindi a non segnare un clamoroso autogol con iniziative pericolose e poco lungimiranti come questa. Tagliare il legame con le imprese familiari, che negli anni e nelle generazioni hanno saputo incrementare il valore della propria attività, creare molti posti di lavoro e contribuire al benessere che ci circonda, equivarrebbe a tagliare i legami con la cultura imprenditoriale svizzera, fatta di innovazione, serietà, concretezza e un tradizionale senso civico su più generazioni. Quello che oggi chiamiamo ‘sostenibilità’ è un valore ben radicato nelle nostre aziende familiari, che sarebbe controproducente perdere.
Martino Piccioli, presidente di AIF Ticino