Tra pochi giorni saremo chiamati a pronunciarci sull’iniziativa popolare denominata «Iniziativa per il futuro», proposta dai Giovani socialisti. L’idea che un aumento della pressione fiscale, tramite nuove imposte, sia la soluzione alla crisi climatica è profondamente sbagliata. Infatti, se questa iniziativa dovesse essere approvata, c’è il serio rischio che i grandi contribuenti, ovvero coloro che già oggi contribuiscono in modo sostanziale alle casse dello Stato, decidano di lasciare la Svizzera. Questo comporterebbe inevitabilmente una diminuzione delle entrate fiscali, lasciando meno risorse a disposizione per sostenere programmi e iniziative a favore della protezione dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico.
Inoltre, l’introduzione di una nuova imposta avrebbe ripercussioni particolarmente gravi sulle aziende di famiglia. Nel momento del passaggio generazionale, queste imprese si troverebbero costrette a indebitarsi pesantemente per far fronte al pagamento dell’imposta o, nella peggiore delle ipotesi, sarebbero obbligate a vendere l’azienda. Questo metterebbe seriamente a rischio non solo decine di migliaia di posti di lavoro, ma anche il patrimonio imprenditoriale costruito con sacrificio e dedizione dalle famiglie nel corso di generazioni, apportando valore e benessere all’intero territorio svizzero.
Non va dimenticato che sono proprio le aziende di famiglia, spesso con una visione a lungo termine e un forte senso di responsabilità sociale e ambientale, che negli ultimi anni hanno investito milioni di franchi per ridurre le emissioni di CO2 e proteggere l’ambiente. Hanno installato impianti fotovoltaici, adottato tecnologie innovative come termopompe, migliorato le isolazioni termiche e implementato molte altre soluzioni sostenibili, contribuendo concretamente alla causa ambientale senza bisogno di imposizioni fiscali punitive.
Un ulteriore aspetto critico riguarda il possibile effetto domino sul ceto medio: se i grandi contribuenti dovessero effettivamente trasferirsi altrove, la perdita di gettito fiscale sarebbe colmata da un aumento delle imposte per la classe media, costringendo molte famiglie a rinunciare ad altre spese essenziali. Dietro slogan apparentemente positivi come «equità» e «giustizia sociale», si cela in realtà l’ennesimo tentativo di penalizzare chi, ogni giorno, si impegna a creare posti di lavoro e benessere per il nostro Paese.
La tutela del clima rappresenta senz’altro una priorità, ma deve essere perseguita con politiche sensate, efficaci e concertate, non con misure punitive che rischiano di distruggere il tessuto produttivo del Paese e di colpire la popolazione svizzera nel suo insieme. Per tutti questi motivi, il 30 novembre invito a dire un deciso e consapevole «no» alla fuorviante «Iniziativa per il futuro»
Paolo Jelmini, imprenditore
Articolo apparso sul CdT il 25 novembre 2025