Partiamo da una doverosa premessa: chiedere a un’impresa di indebitarsi per pagare un’imposta di successione anziché per investire è un’aberrazione che solo i Giovani socialisti potevano partorire. Nel loro dogmatismo ideologico, infatti, ignorano colpevolmente le deleterie conseguenze della loro iniziativa per il futuro. Il ragionamento su cui si basano è semplice: far pagare un’imposta del 50% su eredità e donazioni superiori a 50 milioni di franchi, per finanziare non meglio precisate misure di politica climatica, è a loro modo di vedere una richiesta legittima, che andrebbe a toccare solo una manciata di persone estremamente facoltose nell’interesse della collettività. Purtroppo per noi, la realtà e ben diversa.
Anziché limitarsi a qualche grande contribuente, l’iniziativa colpirà duramente numerose PMI e imprese familiari, che insieme formano l’essenziale del nostro tessuto economico. Il motivo è presto detto: il patrimonio di queste imprese è costituito in gran parte da fattori produttivi come stabilimenti, macchinari, veicoli e altri di tipi di equipaggiamento e non da sostanziosi conti bancari. Ciò implica il rischio elevato di trovarsi a corto di liquidità al momento di dover pagare la nuova imposta per trasmettere l’impresa alle prossime generazioni, con la conseguenza di doversi indebitare o dover chiudere l’azienda.
Nello scenario migliore l’esito è quello di minori risorse per assumere o formare personale e per investire in misure di efficientamento energetico. In quello peggiore, l’esito si manifesta nella perdita di posti di lavoro e gettito fiscale, con effetti a cascata in termini di maggiori spese sociali, perdita di benessere e impoverimento del territorio. Illustrare la realtà dei fatti non basta: il prossimo 30 novembre opponiamoci con fermezza a deleterie derive ideologiche esprimendo un chiaro NO all’iniziativa per il futuro!
Reto Sormani, imprenditore
Articolo apparso su LaRegione il 15 novembre 2025