Quando una persona investe tempo e denaro per dare vita a un’idea, svilupparla, ampliarla e consolidarla negli anni con passione, creando al contempo valore aggiunto e opportunità per una regione ed i suoi abitanti, il primo riflesso non dovrebbe essere quello di espropriarla. Non la pensano così i Giovani Socialisti ed i loro accoliti, che con la loro iniziativa per il futuro intendono introdurre un’imposta federale del 50% su eredità e donazioni superiori a 50 milioni di franchi.
Al di là delle dubbie motivazioni riguardo all’utilizzo delle risorse così raccolte per la “trasformazione ecologica dell’economia”, la pericolosità di una tale proposta deriva dal fatto che consolida ulteriormente una gravissima inversione valoriale in atto nella società: quando la creazione di ricchezza viene condannata e coloro che si assumono notevoli rischi gestendo un’attività vengono stigmatizzati, si crea un circolo vizioso in cui l’attività imprenditoriale non viene più percepita per quello che è, vale a dire il motore del benessere di cui tutti noi godiamo. Di conseguenza viene meno anche l’incentivo a intraprenderla o proseguirla. Il risultato finale è una società più povera, in cui la responsabilità individuale e la meritocrazia cedono il posto allo statalismo dilagante.
Inoltre, non è corretto affermare che l’iniziativa non toccherebbe quasi nessuna impresa: nelle successioni di aziende familiari, il valore delle quote — che comprende anche gli immobili e i beni produttivi — si somma al resto dell’eredità. In molti casi, questo porta facilmente a superare la soglia dei 50 milioni di franchi, rendendo l’azienda stessa soggetta all’imposizione. Ciò metterebbe a rischio la continuità di numerose imprese solide e radicate sul territorio, con effetti negativi su investimenti, occupazione e trasmissione generazionale delle attività.
Il nefasto esperimento di introdurre questo tipo di imposta è già stato condotto in altre nazioni a noi prossime con pessimi, ma scontati, esiti: in Norvegia, Regno Unito e Francia numerosi grandi contribuenti si sono trasferiti all’estero, provocando una netta riduzione del gettito fiscale. In Svizzera accadrebbe la stessa cosa, e la Confederazione si troverebbe a corto di risorse per finanziare servizi come le pensioni, la sanità e l’istruzione, di cui beneficiano soprattutto le fasce più fragili della popolazione.
È quindi necessario lanciare un segnale chiaro ed inequivocabile: il 30 novembre NO alla deleteria iniziativa dei Giovani Socialisti!
Marzio Cattani, imprenditore, 2a generazione
Articolo apparso sul CdT il 14 novembre 2025