L’iniziativa GISO che intende tassare i grandi patrimoni, colpirà in realtà tutti: aziende familiari di ogni dimensione (micro-imprese incluse), privati cittadini, istituzioni, associazioni culturali e sportive, cantoni e comuni, etc., provocando un pericoloso effetto domino di impoverimento nazionale. Basti pensare che oltre il 40% dell’imposta federale diretta e oltre il 50% dell’imposta sulla sostanza proviene proprio dall’1% dei contribuenti più facoltosi.
Un gettito fiscale che verrebbe a mancare (CHF 2 miliardi ogni anno, secondo la Confederazione), che porterebbe a inevitabili tagli alla spesa pubblica e un aumento delle imposte per tutti i contribuenti in Svizzera. Ad essere tassata al momento della successione sarebbe la massa ereditaria, quindi non una ricchezza “disponibile” in banca, ma valori “immobilizzati” (immobili, terreni, macchinari di produzione) che servono al funzionamento dell’azienda. Per pagare l’imposta, si dovrebbe quindi vendere queste proprietà, oltretutto già tassate ogni anno con l’imposta sulla sostanza.
Andrebbe in scena una vera e propria svendita a fondi d’investimento esteri, che difficilmente avrebbero lo stesso attaccamento regionale delle nostre imprese familiari – alcune anche molto grandi, ma pur sempre legate al nostro territorio, spesso da generazioni. L’impatto si vedrebbe concretamente su scelte strategiche come: restare o delocalizzare, formare apprendisti, lavorare con fornitori locali, supportare associazioni locali. La lista è lunga.
Come Associazione Imprese Familiari siamo molto preoccupati, perché l’iniziativa colpirebbe indirettamente anche le realtà familiari medie e piccole– la maggior parte delle imprese associate. Verrebbero a mancare importanti clienti svizzeri, partner commerciali trainanti e affidabili per le nostre PMI, portando a un forte calo di lavoro, fino a metterne a rischio l’esistenza e, a cascata, quella dei loro fornitori locali. Minerebbe il DNA delle imprese familiari e al loro desiderio innato di consegnare un’azienda forte alla prossima generazione. La prospettiva di re-investire in azienda, incrementandone il valore e rischiare poi di non poterla tramandare perché non si hanno i soldi per l’imposta di successione (al 50%) è uno scenario aberrante e più probabile di quanto si possa pensare, già solo per fattori esterni come l’inflazione e l’aumento del prezzo al metro quadro dei terreni.
Di tutte le iniziative estreme lanciate nell’ultimo decennio dai giovani socialisti, questa è la più estrema. Avrebbe ripercussioni negative su tutta la popolazione, distruggerebbe la «raison d’être» delle imprese familiari e spingerebbe importanti proprietà e capitali svizzeri all’estero. Per questo motivo invito a riflettere sul vero impatto di questa iniziativa che colpirà tutti indistintamente (togliendo oltre tutto fondi anche alla lotta climatica) e votare NO all’Iniziativa GISO il prossimo 30 novembre.ence SUPSI in Business Administration presso la SUPSI. Attualmente è impiegato quale collaboratore scientifico presso il Centro competenze management e imprenditorialità (CMI) presso la SUPSI.
Martino Piccioli, presidente AIF Ticino
Articolo apparso sul CdT il 8.11.2025