L’iniziativa per il futuro è contraria al concetto stesso di impresa familiare e di costruire pensando alle prossime generazioni

All’evento organizzato da PwC Svizzera, in collaborazione con AITI e AIF Ticino si è discusso l’impatto dell’«Iniziativa per il futuro». Le imprese familiari sono chiamate a confrontarsi a una possibile (ma non probabile) approvazione che potrebbe stravolgere la successione e l’economia svizzera.

Il 16 ottobre 2024, presso l’Hotel Splendide Royal di Lugano, si è svolto un evento organizzato da PwC Svizzera, in collaborazione con l’Associazione delle Imprese Familiari del Ticino (AIF) e l’Associazione Industrie Ticinesi (AITI). Il tema centrale della serata è stata la discussione dell’Iniziativa per il Futuro, una proposta popolare che sta generando un intenso dibattito nell’opinione pubblica e nel mondo delle imprese, in particolare tra quelle a conduzione familiare.

Un’iniziativa contro il concetto stesso di successione aziendale (e privata)

Durante il suo saluto Martino Piccioli, presidente di AIF Ticino, ha evidenziato l’importanza del ruolo delle imprese familiari nell’economia locale. Ha sottolineato come queste costituiscano una parte vitale del tessuto economico ticinese, molte delle quali da generazioni e come esse siano spesso sottovalutate nel panorama economico nazionale. Piccioli ha ribadito la necessità di garantire condizioni quadro favorevoli, affinché le imprese possano continuare a prosperare anche nel futuro, preservando così l’eredità imprenditoriale e la creazione di posti di lavoro nella regione.

Rassicurazioni da Berna

Successivamente Paolo Pamini, consulente PwC e Consigliere Nazionale, ha presentato i contenuti dell’iniziativa, formalmente conosciuta come “Iniziativa per il Futuro”, legati ad una politica climatica ed economica che mira a tassare le grandi eredità e donazioni con l’obiettivo di destinare le entrate alla lotta contro la crisi climatica e alla trasformazione dell’economia in senso ecologico e socialmente giusto. La proposta prevede un’imposta del 50% sui patrimoni che superano i 50 milioni di franchi, senza escludere la possibilità di tassazioni aggiuntive a livello cantonale. Alcuni cantoni potrebbero arrivare a un’imposizione complessiva vicina al 100%, una situazione che è stata definita come confiscatoria dagli esperti presenti all’evento.

Il problema fondamentale del testo estremo è però che l’iniziativa prevede che la tassazione entri in vigore immediatamente dopo l’approvazione popolare, il che significa che anche coloro che decidessero di trasferirsi all’estero dopo l’approvazione sarebbero comunque soggetti alla nuova imposizione.

Nessun allarmismo, ma va combattuta. Lo studio di PwC

Dal canto suo, Louis Macchi, partner di PwC, ha illustrato i risultati di uno studio condotto da PwC tra 224 imprenditori a capo di aziende familiari svizzere. I dati presentati hanno fornito un quadro chiaro della posizione delle imprese nei confronti dell’iniziativa: il 96% degli intervistati si è dichiarato contrario alla misura, nonostante molti di loro non sarebbero direttamente colpiti dall’imposta. L’opposizione è particolarmente forte tra le aziende familiari di medie e grandi dimensioni, con oltre 80% degli intervistati che teme di non avere abbastanza liquidità per affrontare l’imposta, mettendo a rischio la successione aziendale.

Il sondaggio ha rivelato che il 66% degli imprenditori ha già iniziato a prepararsi per far fronte alla possibilità che l’iniziativa venga approvata, pianificando cessioni anticipate di proprietà all’interno della famiglia o addirittura valutando il trasferimento all’estero. In particolare, un sorprendente 57% degli intervistati ha affermato di stare considerando seriamente l’opzione di trasferire la propria residenza fiscale fuori dalla Svizzera. Macchi ha evidenziato che diverse famiglie hanno già lasciato il Paese in previsione dell’approvazione della misura e, qualora l’iniziativa venisse respinta, è probabile che molti di loro non tornino, causando una fuga di capitali e competenze che potrebbe danneggiare a lungo termine l’economia svizzera. Lo studio di PwC Svizzera è disponibile qui: www.pwc.ch/imposta-sulle-successioni

Strategie e azioni concrete per le imprese

L’evento ha messo in luce diverse azioni concrete che le imprese potrebbero considerare per prepararsi alla votazione e a una possibile approvazione dell’iniziativa. Tra queste, la donazione anticipata di beni ai figli con usufrutto è stata indicata come una soluzione praticabile per evitare di superare la soglia di esenzione di 50 milioni di franchi. Ma, ha monito Macchi, le donazioni tra coniugi e altri trasferimenti patrimoniali devono essere attentamente strutturati per evitare problematiche legali e fiscali. Inoltre, affinché un trasferimento sia riconosciuto dalle autorità svizzere, deve essere effettivo e ben documentato, con lo spostamento del centro degli interessi vitali, incluse le residenze principali e le attività economiche e personali. La decisione di trasferirsi potrebbe essere reversibile, qualora l’iniziativa non venisse approvata, permettendo così un ritorno in Svizzera senza significativi svantaggi fiscali.

Un’idea sbagliata e contro i valori svizzeri di risparmio e di attenzione alle prossime generazioni.

L’evento ha offerto un quadro chiaro delle gravi preoccupazioni sollevate dall’Iniziativa per il Futuro, evidenziando come la sua (seppure non probabile) approvazione possa portare a conseguenze esistenziali per le imprese familiari svizzere. La combinazione di una tassazione così elevata, fino a risultare confiscatoria in alcuni Cantoni, e la mancanza di liquidità per far fronte all’imposta, rischia di compromettere non solo la successione aziendale, ma anche la continuità di numerose attività economiche, cruciali per l’economia del Paese. La prospettiva di una fuga di capitali e di competenze all’estero, già in atto tra alcuni imprenditori, evidenzia la necessità di respingere con forza questa iniziativa per proteggere il tessuto imprenditoriale svizzero e garantire che le imprese possano continuare a contribuire al benessere economico e sociale del Paese. Sostenere questa misura rischia di minare il futuro stesso delle aziende che rappresentano una parte fondamentale della stabilità economica svizzera.